Le Mura Poligonali
Alatri, la “Città dei Ciclopi”, custodisce due cinte murarie in opera poligonale: l’acropoli, cuore sacro con il grande tempio repubblicano, e la cinta esterna che avvolge per 2 km il centro storico. Le possenti mura, in gran parte intatte, si aprono in porte monumentali come San Francesco, San Pietro e San Benedetto, raccontando oltre duemila anni di storia e l’ingegno degli antichi costruttori.
Due cinte murarie
Alatri conserva uno dei sistemi difensivi in opera poligonale più estesi e meglio preservati dell’Italia centrale. L’assetto antico prevedeva due cinte distinte:
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la cinta interna dell’acropoli, che racchiudeva il punto più alto della città con il grande tempio repubblicano e funzioni sacre e politiche;
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la cinta esterna, che delimitava l’intero abitato urbano, con un perimetro di circa due chilometri.
Il circuito esterno, in gran parte ancora visibile, ingloba e protegge il centro storico e mostra fasi diverse, dalle realizzazioni di età arcaica agli interventi tardo-repubblicani, fino ai restauri medievali e moderni.
Tecnica costruttiva
Le mura sono realizzate soprattutto in opera poligonale di III maniera, con blocchi calcarei di grandi dimensioni, perfettamente combacianti e senza malta. In alcuni settori compaiono conci più piccoli e meno rifiniti, attribuibili alla II maniera, probabilmente per la diversa qualità della pietra o per l’opera di cantieri distinti.
Nei tratti a sostruzione, il paramento esterno accurato è completato da riempimenti interni di pietrame e schegge, che assicuravano stabilità e drenaggio. Dove invece la fortificazione si ergeva isolata, le mura erano realizzate a doppia cortina rifinita, visibile ad esempio presso Porta San Benedetto.
In più punti si riconoscono falsi archi in muratura piena e tratti a filari orizzontali, soprattutto agli angoli e presso gli accessi.
Le porte urbane
La cinta esterna era interrotta da accessi monumentali, oggi noti con nomi medievali o moderni, ma impostati su strutture antiche:
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Porta San Francesco: uno degli ingressi meglio conservati. All’interno presenta un cortile compreso fra porta esterna e controporta interna, secondo uno schema difensivo evoluto confrontabile con quello della colonia latina di Cosa (III sec. a.C.).
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Porta San Benedetto: accesso secondario con architrave monolitico. In età medievale fu rinforzata da un torrione semicircolare, detto Torrione Brocchetti.
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Porta San Pietro: era l’ingresso dalla pianura, il più agevole per chi giungeva da est. L’aspetto antico è noto da disegni ottocenteschi che documentano rilievi apotropaici scolpiti sugli stipiti, oggi scomparsi.
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Porta Portadini: oggi in gran parte moderna, corrisponde a un antico accesso ricavato in una rientranza delle mura.
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Porta Portati: ingresso orientale, con struttura a camera interna; conserva parte del cortile antico e tracce dell’originario architrave.
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Una posterula secondaria, oggi murata, fungeva da accesso di servizio, forse destinato a funzioni più pratiche.
Tratti significativi
Il settore sud-orientale (Pizzo Pizzale) conserva altezze superiori ai 15 metri, con paramenti spettacolari in opera poligonale. Lo stesso lato mostra anche fasi più antiche, riconducibili alla prima fortificazione arcaica.
L’angolo sud-est presenta una muratura in opera pseudoisodoma, con blocchi disposti in filari quasi orizzontali, simili all’opera quadrata.
A nord, i tratti sono interrotti da torri medievali quadrangolari, costruite tra XII e XIII secolo, che riutilizzano le murature antiche.
Conservazione e restauro
Nonostante crolli e rifacimenti, il circuito murario conserva gran parte del suo assetto originario. Alcuni tratti furono danneggiati da frane e dal terremoto del 1915. Interventi di restauro, anche moderni, hanno cercato di consolidarne la stabilità, sebbene talvolta con tecniche oggi considerate invasive.
Un patrimonio unico
Le mura poligonali di Alatri rappresentano un patrimonio di straordinaria importanza per la storia dell’architettura antica. La doppia cinta – quella dell’acropoli e quella urbana – documenta la lunga evoluzione della città, dall’età arcaica all’epoca romana repubblicana, fino alle trasformazioni medievali. Un complesso che ancora oggi racconta, con la forza della pietra, la capacità costruttiva e la memoria storica degli antichi Ernici.