I Viaggiatori di scoperta
Nel XIX secolo alcuni eruditi, definiti da Vincenzo De Caprio “Viaggiatori di scoperta”, iniziarono a visitare luoghi fuori dai circuiti tradizionali, spinti dalla curiosità scientifica. Ammirarono le straordinarie mura poligonali del Lazio meridionale, confrontandole con quelle di Argo, Micene e Tirinto. Tra loro Petit-Radel, Candidi Dionigi, Brocchi, Middleton e Dodwell, che avviarono un vivace dibattito sull’origine mitica e storica di queste costruzioni.
Il primo ambiente del Museo Civico di Alatri è dedicato ai cosiddetti “Viaggiatori di scoperta” e alle antiche origini di alcuni centri del Lazio meridionale.
Con questa definizione, lo studioso Vincenzo De Caprio indicò gli eruditi che, a partire dal XIX secolo, iniziarono a visitare luoghi d’Italia poco presenti nelle guide del tempo, prediligendo località remote o trascurate, ma non per questo prive di fascino. Animati da curiosità intellettuale e spirito scientifico, questi viaggiatori si mossero alla ricerca di tracce del passato, aprendo una nuova stagione di esplorazioni.
Particolare attenzione fu rivolta alle straordinarie cinte murarie in opera poligonale che caratterizzano molte città del Lazio meridionale. Di fronte all’imponenza di questi blocchi ciclopici perfettamente incastrati, gli studiosi si interrogarono sulla loro origine e funzione, intrecciando ricerca archeologica e suggestioni mitologiche.
Tra i protagonisti di questa stagione di studi spiccano Louis Petit-Radel, Marianna Candidi Dionigi, Giambattista Brocchi, John Izard Middleton ed Edward Dodwell. Le loro osservazioni diedero vita a un intenso dibattito sulle mura megalitiche, alimentato anche dai passi di Dionigi di Alicarnasso e Plinio il Vecchio, che narravano il mito della venuta dei Pelasgi in Italia. Non a caso, furono evidenziate sorprendenti analogie tra le mura di Argo, Micene e Tirinto e quelle di città laziali come Segni, Fondi e Circei.
Questo primo nucleo del museo invita il visitatore a guardare Alatri con gli occhi dei viaggiatori ottocenteschi: uomini e donne che seppero riconoscere nella città e nel suo territorio un patrimonio unico, sospeso tra mito e storia, anticipando così il moderno concetto di valorizzazione culturale.